sabato 25 giugno 2011

63. 15 luglio 1995 - JEFF BUCKLEY

Festa dell'Unità - Correggio (RE)
Durata: 1h 55'
Prezzo: 25.000 Lire
Posizione: 1° fila
Sold-Out: No
Pubblico: 2.000



Questa è un'altra grande avventura. Anzi: questa è una di quelle che vale la pena di ricordare e raccontare, a chiunque abbia voglia di ascoltare.
La giornata che mi appresto a raccontare è probabilmente uno degli eventi più significativi della mia vita e non perché l'artista in questione sia ormai morto da parecchi anni.


Questa storia iniziò nel peggiore dei modi: rischiando di non esistere.
Ci eravamo organizzati a spanne, ma l'adesione per questa piccola trasferta in Emilia l'avevano data in molti... sono passati quasi 16 anni e la memoria comincia a vacillare, ma credo di ricordare che tra i partecipanti dovessero esserci Vince, Filo e la Gabri. 

Sta di fatto che, complice anche una data non proprio felice che cadeva nel pieno dell'estate e per di più di sabato, uno dopo l'altro diedero buca tutti.

Il giorno prima, sconsolato, presi la mia R4 (rossa) e andai dai miei in Lomellina, cercando di capire cosa fare e come farlo. 
La mattina seguente la risposta mi pareva talmente ovvia quanto banale: avrei preso la mia scatola di latta a 4 ruote e sarei andato a Correggio. Da solo.
Dopo pranzo mi avviai, sotto un caldo tropicale, di quelli che sciolgono l'asfalto. La mia R4 era un forno, dovevo viaggiare con tutti i finestrini aperti convivendo con una torbolenza davvero molesta.
Arrivato dopo Piacenza mi imbattei nel secondo 'Imprevisto': si accese una spia sconosciuta sul cruscotto e cominciò ad uscire vapore dal cofano. Inanellando una serie notevole di bestemmie mi fermai ad una stazione di sosta dove riuscii in breve tempo e con zero soldi a rabboccare qual che c'era da rabboccare e ripartire.
Arrivai a metà pomeriggio alla Festa dell'Unità di Correggio, che in quegli anni riusciva a portare a esibirsi nomi di tutto rispetto, ma che come ovvio avrebbe aperto i battenti solo a pomeriggio inoltrato. Non trovai quasi nessuno in attesa: giusto quei 7/8 esauriti che come me vagavano alla ricerca di ombra per evitare un'insolazione.
Su un tavolino di plastica erano riversi un centinaio di manifesti del concerto, per chi avesse avuto il piacere. Ne presi uno e lo misi al sicuro nel bagagliaio.
Un'oretta prima dell'apertura prevista dei cancelli mi misi in coda sempre con gli stessi 4 gatti di prima. Li guardavo e mi sentivo già comodamente in prima fila centrale, dato che erano quasi tutte ragazze non molto atletiche... e così fu. Aperto il cancello ci trovammo di fronte un campo da calcio che percorsi tutto di corsa, senza neanche spingere troppo. Arrivato a metà però ecco sbucare un nuovo colpo di scena: in mezzo al prato, sul mixer, c'era lui, Jeff Buckley in persona, che si intratteneva amabilmente con chiunque si fermasse. 
In una frazione di secondo dovetti prendere una decisione: andare dritto per la mia strada e fare mia la miglior posizione della serata (e non parlare con Jeff), oppure fermarmi a fare due chiacchiere con l'artista per cui ero lì e perdere la prima fila. Diedi un'occhiata di fronte a me e non ebbi dubbi: non c'erano le transenne, mi sarei appoggiato direttamente sul palco: quella fu la mia scelta!
L'attesa fu piacevole, anche se ero solo con i miei pensieri. Con la sera arrivò anche l'ombra delle strutture a ripararmi dal sole cocente.


Col calare della sera arrivò il momento: il pubblico si ritrovò davanti quello che a prima vista sembrava un ragazzino ... magro, con i pantaloncini corti. Poi quel ragazzino cominciò a cantare e l'incantesimo calò su di noi: una voce e una tecnica vocale mai sentite prima, virtuosismi acrobatici uniti ad una dolcezza che commuoveva.




Ero lì, col mio cappellino da baseball calcato in testa, e ad un metro da me si esibiva un artista che mi lasciava letteralmente a bocca aperta e con me tutto il resto del pubblico, incredibilmente silenzioso per tutta la durata del concerto: ricordo che durante 'Je N'en Connais Pas La Fin' la gente era letteralmente senza fiato e mentre Jeff cantava si poteva percepire il silenzio totale di migliaia di persone. Ancora oggi mi vengono i brividi a ripensarci.


Il live passò in un attimo, continuamente intramezzato da dialoghi tra Jeff e il pubblico.
Alla fine, dopo quasi due ore di musica, il palco si svuotò e così la platea. Non ricordo chi incontrai, qualcuno che frequentava il Raimbow credo, che mi disse che se volevo poteva farmi autografare il booklet del CD Grace che mi ero portato dietro. Accettai entusiasta e mi appoggiai ad una transenna laterale in attesa di riavere indietro la mia reliquia.
Nei paraggi si aggirava Ligabue.
Invece, con lo sparuto gruppo di fan che aveva avuto la pazienza di aspettare, ricevetti il più e agognato dei premi: Jeff uscì dal backstage e venne da noi ... tranquillo, sorridente. Sereno.
Si intrattenne qualche secondo con tutti, firmando decine di autografi. 
Io non avevo (più) nulla da farmi autografare così, cercando di deglutire l'agitazione che mi bloccava la gola, decisi di restare per un saluto.
I secondi che vado a raccontare sono impressi nella memoria come pochi avvenimenti nella mia vita: dopo essersi fermato qualche secondo col mio vicino, mi si parò di fronte. Guardò tra le mie mani alla ricerca di qualcosa su cui scrivere e non trovò nulla.
Ci pensò un attimo, alzò il viso e mi guardò negli occhi sorridendo, mi afferrò l'avambraccio e me lo autografò per tutta la sua lunghezza. Una piccola risata e passò oltre.
Rimasi paralizzato per qualche secondo. Innamorato di quello sguardo dolcissimo.


Questo rimarrà per sempre uno dei miei ricordi più emozionanti legati ad un concerto e ad un artista.


Scaletta: Dream Brother / What Will You Say / Mojo Pin / So Real / Eternal Life / Lilac Wine / That's All I Ask / Lover, You Should've Come Over / Last Goodbye / Grace / The Way Young Lovers Do / Kick Out The Jams / Hallelujah / Je N'en Connais Pas La Fin / Vancouver / Kangaroo

sabato 18 giugno 2011

62. 7 luglio 1995 - VASCO ROSSI

Rock Sotto Assedio
Stadio Meazza (Milano)
Durata: 2h 30'
Prezzo: Gratis
Posizione: Prato
Sold-Out:
Pubblico: 70.000










Ebbene sì. Nel mio passato c'è stato spazio anche per il Vasco nazionale.
Posso serenamente dire che se non avessi avuto l'occasione di vedere gratis questo concerto, Vasco non lo avrei mai preso in considerazione. 
La sua musica si era ritagliata un cameo importante nella mia adolescenza con 'C'è chi dice no' nel biennio 1987/1988: oltre a questo ben poco di lui mi è mai piaciuto.
Gli ho sempre riconosciuto un notevole appeal, una indubbia capacità di comunicare e poi, a parte qualunque commento, ha scritto delle gran canzoni.

L'occasione si presentò nell'estate del 1995, quando Vasco decise di fare 2 date a San Siro per attirare l'attenzione sulla situazione di Sarajevo e della ex-Jugoslavia in quel periodo.
Come supporters suonarono artisti e band provenienti proprio da quelle zone, e parte della scaletta venne studiata, a partire dall'apertura con 'Generale' di De Gregori, per dare voce ad un conflitto in buona parte dimenticato dall'occidente.


Proprio l'inizio fugò tutti i dubbi che mi ero trascinato dietro da casa: 'Generale' cantata da 70.000 persone sciolse ogni mio dubbio, una tale emozione dirompente diede il benvenuto alla sfilza di momenti di sentimentalismo giovanile che costellarono l'intero concerto: ascoltare 'Bollicine', 'C'è chi dice no', 'Vivere una favola', 'Fegato spappolato' o 'Va bene va bene così' mi riportava all'adolescenza, nella maniera più dolce.
Vasco è uno dei pochi cantautori capaci di riportarti, volente o nolente, ad un preciso periodo della tua vita con molte delle sue canzoni. Se non lo ascoltavi per scelta c'era sicuramente qualcuno dei tuoi amici che lo faceva.
E poi essere a San Siro per la prima volta, in mezzo a decine di migliaia di persone esultanti, sentire la potenza di quella gente unita assieme, fu un'esperienza unica. Provavo ad immaginare che effetto avrebbe avuto su di me vedere i grandi artisti che amavo... da brivido!
Diciamo che la tipologia del fan medio presente al concerto non rientrava esattamente nei miei canoni, ma l'insieme, a luci spente, era notevole.
Non ero fanatico di Vasco, non lo sono neanche oggi, ma quel concerto fu un'esperenza molto forte. 
Magari da ripetere, ma sempre e solo GRATIS.



Visto con: Paolo / Giovanna / Roberto / Massimo / Sabrina (Prateria)

Scaletta: Intro (da "don Giovanni" di Mozart) / Generale (De Gregori) / Cosa succede in città / Sono ancora in coma / Asilo Republic / Va bene va bene così / Fegato fegato spappolato / Sensazioni forti / Anche se (praticamente perfetto) / Senza parole / Delusa / Portatemi Dio / War (cover) / Alibi / Vita spericolata / Liberi liberi / C'è chi dice no / Siamo solo noi / Gli spari sopra / Gli spari sopra (Sikter) / Vivere / Vivere una favola / Blasco Rossi / Bollicine / Per quello che ho da fare / Guarda dove vai / Canzone / Albachiara

sabato 11 giugno 2011

61. 3 luglio 1995 - OASIS

Definitely Maybe Tour
Supporter: Bluvertigo
Rolling Stone (Mi)
Durata: 1h 15'
Prezzo: 30.000 Lire
Posizione: 1° fila
Sold-Out:
Pubblico: 1.500 pc





Che anno il 1995! Erano passati solo 6 mesi e avevo avuto la fortuna di assistere ai concerti di PJ, Suede, R.E.M. e Cure!


E arrivò il turno degli Oasis. Al Rolling Stone.
Avevo acquistato il loro CD l'anno prima a Dublino, quando ci andai a vedere Prince.
Inutile dire cosa 'Definitely Maybe' abbia rappresentato in quegli anni per gli amanti della Indie made in UK, un capolavoro assoluto nel suo genere.
Io lo ADORAVO. Ogni singolo pezzo era un gioiello di grezzo Manchester sound. In realtà lo amo ancora.
Insomma: i fratelli Gallagher arrivavano per la prima volta in Italia e i frequentatori del Rainbow erano accorsi ad accaparrarsi i biglietti. Risultato: sold-out in pochissimi giorni.
Cominciò un balletto per riuscire a spostarli almeno al PalaLido ma (fortunatamente) a quanto pare la band stessa si oppose: volevano suonare in un club. E così fu.


Io, che allora facevo ancora l'operaio metalmeccanico/installatore, arrivai tardissimo. Prima però comprai una t-shirt all'Oviesse e andai a rinfrescarmi sommariamente nel bagno di un bar (forse questo particolare potevo non divulgarlo...) perché, come dire, era luglio e facevo un lavoro di fatica.


Arrivato di fronte al Rolling Stone la situazione era questa: almeno 500 fan erano accalcati da ore nelle due classiche code che venivano formate ai lati del portone d'entrata.
Nella fila di sinistra, davanti a tutti (ma proprio: i primi due), Vince e Walter. 


Cominciai ad interrogarmi su come procedere: loro due insistevano perché entrassi in coda assieme a loro, con nonchalance. Io non me la sentivo, un po' per rispetto verso quelli che da ore erano in coda e un altro po' perché immaginavo che mi avrebbero menato se avessi solo provato ad imbucarmi.
Ero lì con questo dubbio amletico che mi tormentava quando, come accade sempre, all'improvviso aprirono il portone e cominciarono a far affluire la gente.
Lì fu un attimo: vidi la calca, la security impegnata a contenere la pressione. Presi la mia decisione: feci due passi in avanti e mi inserii tra le due code ormai fuse di fronte all'entrata.
Schiacciamento, urla, bestemmie, biglietto strappato, corsa verso il palco, prima fila. Con Vince e Walter.
Lo ricordo come uno dei traguardi più clamorosi, raggiunti con la minor fatica profusa. 


La calca e il caldo erano insopportabili, ma essere lì con due dei miei nuovi favolosi amici era meraviglioso!

Poi attaccarono i supporters, i Bluvertigo: non sono mai stato un fan della band, neanche quando inzuppavano le loro canzoni nel sound anni '80 che tanto mi va a genio.
Morgan portava ancora i capelli lunghi ed era molto lontano dal personaggio in cui si è trasformato negli ultimi anni: li sopportai rispettoso in attesa del meglio che la serata mi avrebbe offerto.


Che puntuale arrivò. Come riassumere l'ora e quindici minuti primi di concerto degli Oasis? Prima di tutto, una calca, un affollamento e un caldo che prima di allora non ricordavo di aver provato. Non fossi stato in prima fila credo ci avrei lasciato le penne.
Poi, un volume demenziale: credo di avere avuto le orecchie fischianti per le 48 ore successive a causa del muro di suono che proveniva dalle casse. 
E poi loro: grezzi, nei modi e nel sound. La strafottenza di Liam e il fare sornione di Noel.
Oltre alle canzoni del loro unico album continuavano a proporre pezzi che non conoscevo, con mio enorme disappunto. Scoprii poi che i Gallagher erano soliti mettere dalle 2 alle 4 canzoni inedite (il più delle volte splendide) in ogni singolo.


Fu e rimane tutt'oggi un concerto epico e a suo modo perfetto, nei miei ricordi.
Uscii di lì innamorato in modo insano della band di Manchester, che come nella migliore delle tradizioni (io però ancora non potevo saperlo) viveva in quel periodo il suo apice creativo che, lentamente ma inesorabilmente, li avrebbe portati ad un lento ma inevitabile declino, album dopo album. Erano quanto di più lontano dalla mia sensibilità musicale e pure da quella generica: ma io li ADORAVO!


Visto con: Walter / Vincenzo
 

mercoledì 8 giugno 2011

60. 10 giugno 1995 - FESTIVAL SONORIA

Parco Acquatica (Milano)
Durata: T.T.D'Arby 50' / Page & Plant 1 ora 30' / The Cure 1 Ora 50'
Visto con: Filippo (Astrid / Vince / Gabri)
Prezzo: Gratis
Posizione: 1° fila
Sold-Out: No
Pubblico: ?



Primo festival estivo! Uno dei pochissimi visti in 20 anni e passa.
Già, perché questa dimensione live è quella che mi entusiasma di meno: non mi piace sentire musica che non conosco (per me il 'primo ascolto' è sempre stato senza senso), non mi piace stare ore ed ore sotto al sole (o peggio: sotto la pioggia), non mi piace stare tutto quel tempo in mezzo a tutta quella gente. In più non mi piace campeggiare, quindi un festival di più giorni non l'ho mai fatto: so che può essere una bellissima esperienza ma sinceramente non ne ho mai sentito la mancanza.


Questo fu il primo e quindi andavo sull'onda dell'ignoranza, della giovinezza ma soprattutto perché gli headliners erano i Cure. Quest'ultimo era decisamente uno sprone irresistibile ai quei tempi.


Il delirio della giornata iniziò la notte prima. Non so chi ebbe l'idea, probabilmente io, sta di fatto che dopo una notte passata al Rainbow a ballare, andammo direttamente al parcheggio del Parco Acquatica dove dormimmo per alcune ore in macchina. Mentre lo scrivo stento a credere di aver fatto una roba del genere, tanto è distante da come sono ora, ma allora queste cazzate erano il mio pane. 


Insomma: prima delle 10 del mattino ci mettemmo in fila (freddo e nebbia ad accompagnarci) con una manciata di esauriti quanto noi. Il nostro gruppo era così composto: io, Filo, Astrid, Gabri e Vince. Continuavamo a ridere perché un fan dei Cure si era truccato come Smith nel video di Lullaby solo che l'unico risultato era che assomigliava ad un panda...
Aprirono i cancelli abbastanza presto, ci posizionammo in prima fila e come nella migliore delle tradizioni, dopo poco iniziò a piovere. Ma tanto. E non accennava a smettere.
Astrid decise di lasciare il gruppo per andare a vedere i CSI sul secondo palco e rimanemmo solo io e Filo: la fortuna, oltre ad avere degli impermeabili di fortuna comprati a caro prezzo nei paraggi, era di avere i piedi poggiati sulla pedana di ferro alla base delle transenne.
Questo ci permise di scampare quello che per quasi tutti gli altri divenne un destino ineluttabile: l'infangamento fino al ginocchio. Già, perché l'arena concerti dell'Acquatica altro non era che un polveroso piazzale senza erba, che dopo un'ora di pioggia battente si era tramutato in una enorme piscina di fango. Bleah!


L'attesa fu interminabile. Nell'ordine mi sorbii: Pete Drodge, sconosciuto oggi come allora, The Cranes, che avevo già avuto modo di detestare ben due volte come supporter dei Cure, Terence Trent D'Arby che ovviamente rividi con piacere, Robert Plant & Jimmy Page un duo decisamente storico in campo musicale che mi diede un tot di soddisfazioni riproponendo vecchi pezzi dei Lad Zeppelin (primo tra tutti 'THANK YOU'!) ma che presentarono un set un po' troppo indianeggiante per i miei gusti e infine, l'unico motivo per cui avevo accettato di vivere quell'odissea: THE CURE.


E quando Robert Smith, Simon Gallup e gli altri salirono sul palco accadde un piccolo ma significativo miracolo: dopo ore e ore praticamente ininterrotte di acqua a volontà, smise di piovere. Tutte le quasi due ore di set dei Cure furono asciutte.
Al mio fianco, come detto, era rimasto solo Filo che, nonostante la scaletta (per me) non esaltante trattandosi di scelte fatte per accontentare anche i fan di altri artisti, assistette al mio (vero) delirio in occasione delle due canzoni che valsero i soldi spesi, gli stenti subiti e le ore passate sotto l'acqua: Shiver & Shake e Disintegration fatte consecutivamente. Solo a scriverlo mi viene un po' il magone...


Con i bis poi accadde una cosa che scaldò il cuore di tutti i veri fan: caso volle che Porl, che in quel periodo aveva lasciato temporaneamente la band (con mio enorme rammarico), suonasse come sessionist proprio per Page & Plant in quei mesi. Io non lo sapevo e come me credo quasi tutti. Tanto che durante il set del riformato duo degli Zeppelin, solo dopo un po' mi accorsi che il chitarrista completamente rasato che suonava con loro altri non era che il mio adorato Porl! Fu bellissimo perché i fan dei Cure gli tributarono applausi a non finire, ignorando i ben più titolati ex Led Zeppelin! Passai il tempo a fargli 'ciao ciao' con la mano e lui era tutto un sorriso (non per me, in generale per le dimostrazioni d'affetto che riceveva).
Insomma. A fine set dei Cure per le ultime due canzoni il buon Porl salì sul palco e si riunì ai sui vecchi compagni e chiuse il concerto con loro, tra l'emozione del loro pubblico storico!




Visto con: Filippo (Astrid / Vince / Gabri)


Scaletta Page & Plant: Immigrant Song [Led Zeppelin] / The Wanton Song [L.Z.] / Bring It on Home / Heartbreaker [L.Z.] / Black Dog [L.Z.] / Thank You [L.Z.] / No Quarter [L.Z.] / Gallows Pole [L.Z.] / Hurdy-Gurdy Solo / Yallah / Since I've Been Loving You [L.Z.] / The Song Remains the Same [L.Z.] / Calling to You-When The Levee Breaks-Break On Through-Dazed And Confused / Dancing Days [L.Z.] / Four Sticks [Led Zeppelin] / In the Evening-Carouselambra



Scaletta Cure: want / fascination street / a night like this / pictures of you / lullaby / push / just like heaven / trust / jupiter crash / high / the walk / friday i’m in love / inbetween days / from the edge of the deep green sea / shiver and shake / disintegration / close to me / let's go to bed / why can’t i be you / end

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