giovedì 22 agosto 2013

88. 25 novembre 1996 - NENEH CHERRY

Rolling Stone (Milano)
Durata: 1h45'
Supporters: Sneaker Pimps
Prezzo: 35000 Lire
Posizione: 1° fila
Sold-Out: No
Pubblico: 4/500 pc




Anche questo, converrete, è un concerto che merita di essere ricordato e raccontato.
Per tanti motivi: perchè Neneh era ed è una grande e i suoi live in Italia sono stati pochissimi. E anche per quello che accadde prima, durante e dopo lo show.

Partiamo col 'prima': come molti mi ero avvicinato all'allora rapper svedese (e sì, svedese: anche io subii uno shock quando lo scoprii) alla fine degli anni '80 quando uscì Raw Like Sushi, con il suo carico di singoli spettacolari, come Buffalo Stance, Heart e, soprattutto Manchild, canzone (e video) di cui mi innamorai perdutamente. 



L'attesa fu estenuante per riuscire a vederla dal vivo: lo splendido Homebrew del 1992 non ebbe l'onore di essere seguito da un tour, e se lo fece, di certo non passò dall'Italia.
L'album Man fece il miracolo, ma di quelli tangibili che meriterebbero la beatificazione d'ufficio: la portò infatti a Milano per ben due concerti, uno qualche mese prima al Festival Sonoria e l'altro è quello che vado a raccontare. Ma non era finita, infatti non solo avrei avuto finalmente l'occasione di godere di Neneh dal vivo in un set tutto suo, ma prima di lei, come supporters, ci sarebbero stati gli Sneaker Pimps con Kelli Dayton ancora alla voce (sarebbe stata defenestrata di lì a poco).
La band indie-electro per cui da alcuni mesi nutrivo grande stima, supportata da incessanti ascolti.

L'esperienza di tanti live visti mi ha portato a capire che è già raro avere un supporter di qualità, che sia uno degli artisti che consideri top rasenta il 'quasi impossibile'. I presupposti erano pazzeschi, e l'attesa e l'eccitazione per l'avvicinarsi dell'evento acuirono il mio stupore quando, arrivato fuori dal Rolling Stone mi resi conto che non c'era nessuno. E con nessuno non intendo usare un eufemismo. 
Non me ne preoccupai: in quanti concerti avevo visto la sala riempirsi poco prima dell'inizio del concerto? Non me ne veniva in mente nessuno, ma qualcuno ci sarà stato di sicuro.

Entrai con la Gabri e senza competizione ci posizionammo perfettamente al centro della transenna. I minuti passavano e il pubblico cresceva ad una lentezza allarmante tanto che, all'inizio degli attesissimi Sneaker Pimps, credo ci saranno state una 50ina di persone, ovvero due file di fronte al palco e poi il vuoto cosmico.
Mi sentivo male. 
Ho sempre pensato che l'artista che si trova di fronte poco pubblico cada in un profondo stato di depressione, una fase di catatonia che non riuscirà mai più a dimenticare e divento a mia volta molto triste. Come se non esistessero motivi validi per deprimersi davvero ...
Comunque la band non sembrava patire il fatto di avere 4 gatti di fronte (anche perché non era il loro concerto) e io me la godetti dalle prime elettronicissime note! Lei era uno scricciolo sexy-gotich-dark con una voce affascinante. Ogni tanto buttavo l'occhio dietro sperando in un'improvvisa evoluzione della situazione pubblico, ma il tutto era parecchio statico. Finché in una delle mie perlustrazioni mi resi conto che dietro le mie spalle, a pochi centimetri da me, ballava e cantava Neneh con alcuni componenti della band e della crew. Cercai di comunicare a chi era con me, prima col pensiero, poi con gli occhi, quello che stava succedendo dietro di noi. Come spesso accade quando mi trovo di fronte (o alle spalle) un artista che amo, ho grosse difficoltà a trovare il coraggio di rivolgergli la parola. Per riuscire a farlo ho sempre bisogno di un periodo di training autogeno e il più delle volte, in quel lasso di tempo, l'artista di turno è già a letto in albergo.
In quell'occasione non ebbi cuore di rovinarle il momento e poi, in mezzo alla musica degli Sneaker Pimps, avrei dovuto urlare le idiozie che intendevo dirle. Appuntamento rimandato, anche se di poco.
Alla fine del set dei supporters Neneh era sparita.

Poi ci fu il concerto: lei gigiona e simpatica, mai ferma sul palco nel look un po' militare che la caratterizzava allora, mi snocciolò quasi due ore di concerto che mi riempirono di soddisfazione e gioia. 
Nessun riarrangiamento estremo dei vecchi pezzi, cosa che ricordo apprezzai moltissimo. Purtroppo neanche in rete v'è traccia della scaletta proposta, sarei stato curioso di riviverla a quasi 20 anni di distanza.
Il pubblico era scarso ma la serata funzionò alla perfezione, senza che per un solo istante scorgessi del disappunto nei suoi occhi.

Finito il concerto, tutti a casa? Ma no dai! Aspettiamola fuori che intanto non c'è nessuno.
Lei uscì poco dopo con quella che, data la somiglianza, credo fosse sua sorella più piccola. C'eravamo solo noi quindi si avvicinò a noi sorridente e disponibile. Mi chiese se mi ero divertito e mi diede un indimenticabile bacio sulla guancia. Date le ripetute collaborazioni avute con Tricky sui rispettivi album le chiesi se avessero intenzione di fare qualcosa assieme durante il concerto che lui avrebbe tenuto di lì a due giorni ai Magazzini, ma mi guardò come per dire: me lo sono già sorbito a sufficienza, non ci penso neanche!
Un ultimo saluto, un autografo e via!

Love U Neneh!


Visto con: Gabri

lunedì 12 agosto 2013

87. 23 ottobre 1996 - THE CURE

The Swing Tour
Forum (Assago)
Durata: 2h45'
Prezzo: 38000 Lire
Posizione: 1° fila
Sold-Out:
Pubblico: Pieno





Questo concerto mi fece capire quanto sia superflua e ininfluente, al fine della resa di un live dei Cure, la bellezza o (come in questo caso) la bruttezza dell'album che presentano dal vivo.

Per chi li ama i Cure sono sempre e comunque imperdibili: in qualche maniera riusciranno a lasciarti a bocca aperta e quando le luci si riaccenderanno, sarai comunque soddisfatto.

Ma bando alla teoria, veniamo ai fatti: come spesso accade sulle pagine di questo blog i ricordi sono pochi e concitati. Si fa quel che si può.
I presupposti erano pessimi: l'album uscito da poco era davvero pessimo. Credo di averlo ascoltato tre volte, con grande sforzo. Chi come me era cresciuto non solo con la 'trilogia della morte lenta e dolorosa' (Faith/Pornography/17 seconds), ma anche con lavori non perfetti ma pieni di canzoni indimenticabili (The Top/The head on the door/Kiss Me³/Wish) e con quello che era indossolubilmente diventata la colonna sonora della sua crescita (Disintegration), accettare un tale agglomerato di facezie era un boccone difficile da ingoiare, men che meno da digerire. Direi impossibile.
Ma a distanza di 13 anni posso dire con certezza che le possibilità che mi portarono comunque a decidere di non perdermi questo live nonostante le pessime prerogative sono due: o avevo messo in atto la filosofia di cui sopra (i Cure si vedono, sempre e comunque), oppure, più probabile, avevo acquistato i biglietti del concerto prima dell'uscita del disco.

Quindi, noi c'eravamo. Sugli spalti, visti i precedenti del 1989 e le scarse aspettative. Ma, con una reazione fotocopia a quella che mi aveva trascinato in platea qualche mese prima al concerto del palalido degli Oasis, dopo poche note di Plainsong che aprì le macabre danze, salutai la compagnia e mi buttai tra la folla. Avevo una sola meta: la transenna della prima fila.

Da qui in poi la mia memoria è una stanza buia: non ho ricordi del tragitto e delle difficoltà incontrate nel mio cammino verso il Santo Graal del fronte-palco. Sicuramente le prove furono molte: non ultima la scaletta che venne snocciolata nella prima metà dello show. Un orrore. Plainsong era stata un mero inganno per farmi abbandonare il mio comodo posto a sedere!
Neanche Pictures of you o Just like heaven riuscirono a dar luce ad una scaletta fatta di insipide canzoncine allegrotte a me del tutto sconosciute. 
Solo quando ormai la mia meta era a poche di decine di centimetri di distanza arrivò una Prayers for rain a darmi la forza di andare avanti, di trovare un barlume di energia che mi permise di aspettare gli ultimi svenimenti di giovani dark stremate dalla calca e dal caldo, e di raggiungere vittorioso la transenna e la prima fila!
E il premio arrivò glorioso: la fine del concerto fu una infilata di pezzi bellissimi, con 4 capolavori assoluti: Disintegration (capolavoro assoluto), Dressing Up (inaspettata), Play for today (uno dei miei pezzi favoriti da sempre) e Faith (il Dark con la D maiuscola).
Ma fu il brano di 17 seconds (P4T), con il suo strascico di amarezza, delusione e rammarico, a darmi il colpo di grazia: alle prime note estrassi da una tasca un manufatto fracico che fumai in due tiri, condividendoloi con un improvvisato vicino di transenna dall'entusiasmo irrefrenabile.

E come il concerto epico dell'89 il tutto si concluse con Faith. Nulla a che vedere, per portata storica e densità spirituale, al primo, inutile sottolinearlo. Ma Bob è Bob, e passata questa prova, non avrebbe più osato tanto nel futuro.


Visto con: Gabri (Sara/Willy)

Scaletta: Plainsong / Want / Club America / Fascination Street / Lullaby / Pictures of You / Jupiter Crash / Round & Round & Round / Just Like Heaven / Cold / Friday I'm in Love / Catch / Mint Car / Strange Attraction / Lovesong / Return / Trap / Treasure / Prayers for Rain / In Between Days / From the Edge of the Deep Green Sea / Bare / Disintegration

Dressing Up
/ Let's Go to Bed / Close to Me / Why Can't I Be You?

Play for Today
/ Boys Don't Cry / A Forest / Faith 

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