giovedì 24 ottobre 2013

92. 12 febbraio 1997 - LAMB


Magazzini Generali
Durata: /
Prezzo: /
Posizione: 1° fila
Sold-Out: /
Pubblico: Pieno












Chiuso il 1996 con i suoi 22 eventi visti, il nuovo anno di concerti veniva inaugurato con un live a dir poco attesissimo: in quei mesi infatti la prima onda drum'n'bass calava pesantemente sui miei ascolti abituali, fornendo nuovi stimoli al mio amore per la musica dance-elettronica. A darmi grandi soddisfazioni in quel periodo erano artisti come Sneaker Pimps, Future Sound Of London, 808 State, Underworld, Leftfield, Aphex Twin (limite massimo dell'ascoltabile per me: il passo successivo, ovvero Autechre, era già fuori scala) e Lamb.
Proprio questi ultimi avevano rappresentato, col primo lavoro omonimo, una novità che mischiava felicemente l'elettronica, l'indie e la dance.

Fu amore a primo ascolto e, per quanto riguarda la parte maschile del due, anche a prima vista.


La voce di Lou Rhodes, a tratti quasi infantile, era perfetta per le sonorità dance del sexy Andy Barlow. Insomma: al concerto ci si andava con interessi multipli, che non si fermavano solo alla musica.

Per godere appieno di questo ben di dio, ci premurammo di arrivare per tempo, in modo di accaparrarci una prima fila, che per l'occasione era perfettamente centrale.

La location era nuova: i Magazzini Generali, nuovo locale milanese aperto da pochi mesi, ci davano il benvenuto nella sua 'sala grande': uno stanzone stretto e lungo dall'acustica discutibile. Sarebbe stato solo il primo di una lunghissima sfilza di concerti ... ma nulla a che vedere col compianto Rolling Stone.
Allo spegnersi delle luci, fu subito chiaro che il concerto si sarebbe giocato sul perfetto equilibrio tra la voce eterea di lei e i suoni sintetici e crudi di lui.
Il pubblico era incontenibile, la qual cosa non passò inosservata a Andy che, non so se aiutato da sostanze di un qualche tipo, sul palco saltava come un grillo e urlava come un pazzo, completamente coperto dai suoni delle sue tastiere.
Il clou, per lui ma soprattutto per noi, si raggiunse quando, esaltato oltre ogni dire, saltò giù dal palco e si issò sulle transenne, esattamente di fronte a noi (e nello specifico, posso aggiungere che io avevo il suo ombelico all'altezza del mio naso, per capirci).
Lo abbracciammo, sopraffatti dalla sua carica di energia, con molto, molto calore. 
Lui non si ribellò al nostro vivace abbraccio, anzi.

Diciamo che uscimmo dai magazzini con un indelebile ricordo stampato nella memoria e tra le mani. 

Visto con: Vincenzo, Marco s.

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